L’ Avis di Catello Coppola

Catello Coppola nacque a Castellammare di Stabia il 6 aprile 1859. Benemerito della classe operaia fu promotore della fondazione di una casa di soccorso. Fu impegnato nella vita politica cittadina ricoprendo la carica di consigliere comunale. Morì a Castellammare di Stabia l’8 gennaio 1921.
L’ “Opificio Meccanico e Fonderia Catello Coppola fu Antonio” fu fondato nel 1909 anche se possiamo far risalire l’attività al 1881 anno in cui i Coppola avviarono una modesta fonderia di ghisa e bronzo, successivamente poi con il passaggio nel 1893 alla dicitura di Opificio. La storia dell’Avis, ovvero Avio Industrie Stabiesi è “inseparabilmente” legata ancora oggi alla cittadina stabiese in quanto nel 1911 in quest’industria fu fusa l’attuale Cassa Armonica. Nel 1917 l’azienda, acquistata da Teodoro Cutolo (grosso imprenditore napoletano), cambiò nome in “Società Anonima Avio Industrie Stabiensi – Catello Coppola fu Antonio”, affiancando alle produzioni meccaniche la costruzione e manutenzione di aeroplani ed idrovolanti. Nel 1918 completò la manutenzione di circa 50 idrovolanti FBA (Franco-British Aviation) in forza alla Marina. Il Cutolo nel 1935 cedette la società al gruppo Caproni, in quegli anni il più grande complesso industriale nazionale. L’Avis, ed altri centri industriali del napoletano, fu tra gli obiettivi principali dei bombardamenti anglo-americani della seconda guerra mondiale. Castellammare, anche se aiutata dal monte Faito, fu soggetta ad attacchi anche se in minor numero rispetto al capoluogo. L’attività dell’Avis, dei cantieri navali, della Cirio, furono seriamente ostacolate dagli attacchi e dalla carenza di materie prime ma non sospesero mai l’attività nel corso della Guerra. Nel 1938 l’Avis si dotò di una propria aviorimessa presso l’aeroporto di Capodichino a Napoli. Durante la seconda guerra furono ordinati 12 sommergibili “classe CB”, come parte di un lotto di 40 unità richieste dalla Regia Marina alla Caproni, l’azienda in effetti non aveva mai abbandonato la sua produzione meccanica, anche di supporto ai cantieri navali. Dopo l’armistizio dell’11 settembre del ‘43, le truppe tedesche si trasformarono in pochi giorni da alleati in occupanti. Castellammare fu teatro di scontri sanguinosi tra la popolazione, i reparti italiani rimasti fedeli alla difesa della città ed i tedeschi. Deportazioni e rappresaglie erano all’ordine del giorno ed alcuni episodi si svolsero proprio nelle vicinanze dello stabilimento AVIS. Gli ultimi gruppi occupanti a ritirarsi furono i nuclei di guastatori che, applicando la strategia della “terra bruciata”, minarono ponti, strutture del porto ed i complessi industriali della città, compresa l’Avis, provocando estese distruzioni. Nel 1945, finita la guerra, le attività ripresero, pur con difficoltà. Il nome dell’azienda fu semplificato in “Avis Industrie Stabiesi Meccaniche e Navali s.p.a.”. L’azienda abbandonò invece il settore aeronautico e si concentrò sulla costruzione e manutenzione di carrozze e motrici ferroviarie. Fu in realtà l’inizio di un declino. L’Avis subì inoltre gli effetti della crisi dei cantieri navali, che coinvolgeva tutta l’area stabiese. Nel 1953 fu dismessa la fonderia, ormai in disuso, e l’attività indirizzata esclusivamente alla riparazione di carrozze ferroviarie. Nel 1955 gli occupati erano 507 operai e 63 impiegati. Più volte, nel corso degli anni, fu denunciato che le commesse erano insufficienti a saturare la manodopera disponibile. Gli anni ‘70 ed ‘80 videro nel complesso un ulteriore degrado dell’area industriale, a complicare ulteriormente il quadro, nel corso degli anni ‘90 fu denunciata la presenza di decine di quintali di amianto, rimossi dalle carrozze ferroviarie in manutenzione e sepolti illegalmente nell’area dell’azienda, invece di essere smaltiti. L’attività dell’Avis non tornò più a regime. Era uno dei tasselli della crisi che coinvolgeva l’area industriale e più in generale l’economia di Castellammare di Stabia, comprese le terme e gli storici cantieri navali. L’Avis, ridotta ad un centinaio di dipendenti, chiuse definitivamente i battenti il 3 aprile 2009.

A cura di Giuseppe Plaitano

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