Quando è festa è festa e poco importa se la crisi morde, se i dati relativi all’occupazione stentano a decollare, almeno a Natale si può fare uno strappo alla regola. La Campania si distingue per il maggior investimento alimentare rispetto a tutte le altre regioni con una spesa media prevista di 614 euro in media per la tavola. Ma cosa cambierà quest’anno rispetto agli anni scorsi? A cambiare sicuramente è il menu della Vigilia che registra l’arrivo dei lupini di mare per sopperire al vuoto lasciato dalle vongole veraci nostrane, ormai decimate dal granchio blu. L’invasione di questa specie ha tagliato drasticamente la produzione, facendo aumentare il prezzo dagli 8 euro al chilo nel 2022 agli attuali 18 euro. Per le vongole lupino, contrariamente a quanto sta accadendo alle veraci, non ci sono particolari variazioni, con prezzi scesi del 10% in quest’ultimo anno, grazie ad un’alta disponibilità di prodotto soprattutto in Adriatico, attestandosi all’ingrosso tra i 5 e gli 8 euro al chilo a seconda della taglia. Un altro prodotto sempre più richiesto durante le festività è l’ostrica e l’Italia si sta attrezzando per rispondere a questa domanda di mercato con allevamenti in continua espansione. Tuttavia, ad oggi, la produzione nostrana è di circa 200 tonnellate l’anno, mentre il fabbisogno impone un’importazione di oltre il 90% di questi gustosi bivalvi. Per quanto riguarda il lato pasticceria, continua l’Osservatorio Sigep, i consumi del comparto pasticceria registreranno una crescita dell’1,5%, con gli acquisti che si attesteranno a 11,4 miliardi di euro. E in un sondaggio di Too Good To Go, l’86% ha dichiarato di sprecare più prodotti alimentari durante le ricorrenze di fine anno. Quale è il problema di tale spesa? Lo spreco alimentare. Ogni anno nel periodo delle festività natalizie 500 mila tonnellate di cibo finiscono in pattumiera a causa degli sprechi alimentari nelle case. Andando nel dettaglio, si calcola che circa il 5% dei cibi che compriamo durante le feste di Natale non verrà consumato e sarà buttato. E cosa finirà nel cassonetto? Principalmente la frutta e la verdura, che durante le feste vengono accantonate a favore di cibi più sostanziosi e complessi, ma anche il pane, i latticini e la carne, come denunciato da Assoutenti, Associazione Consumatori no profit. Durante questo periodo di feste ci sarà, quindi, un’impennata del livello di spreco alimentare, che porterà a un aumento del livello di inquinamento (1 tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2). Con la conseguenza che per ogni singola famiglia fino a 80 euro di cibo rischia di finire nella spazzatura. Solo nel settore alimentare, lo spreco in Italia vale 9 miliardi di euro all’anno, di cui circa 6,5 miliardi solo all’interno delle nostre case. Comprendere queste stime è fondamentale per far scattare un campanello d’allarme perché il problema esiste ed è reale. Basta molto poco per intervenire in tal senso, un piccolo passo di molti non risolverà totalmente il problema ma sensibilizzarsi in tal senso è fondamentale. Ad esempio, si può intervenire mangiando gli avanzi della Vigilia, oppure comprare ciò che serve ed evitare le offerte come il 3×2 che generano moltissimi sprechi. Ma soprattutto quello che si può fare all’interno delle nostre case è programmare il cenone, in tal senso si può pianificare cosa e quanto acquistare, spendendo il giusto. Non a caso il 32% delle volte si spreca a causa di un eccesso di acquisto generico.
A cura di Mario Gasbarro
Volontario Servizio Civile Anci Campania