Nel cuore di Piano di Sorrento, si erge la Basilica della Santissima Trinità, edificata nel 1543. La chiesa fu fondata dalle famiglie De Polio (oggi Pollio) e Califano che acquistarono un terreno dal monastero della Santissima Trinità di Sorrento per costruirvi la basilica. La sua importanza crebbe rapidamente; venne aggregata a San Giovanni in Laterano a Roma, ottenendo così il titolo di Basilica.
Dal 1573, la Basilica divenne sede dell’oratorio dell’Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e Convalescenti. Due anni dopo, nel 1577, si unì all’omonima Arciconfraternita di Roma, fondata nel 1548 da San Filippo Neri, acquisendo il titolo di arciconfraternita e diventando la più antica di Piano di Sorrento e, probabilmente, dell’intera Penisola.
I confratelli dell’epoca si dedicavano alla carità e al soccorso dei bisognosi e dei malati, offrendo riparo ai pellegrini diretti verso le principali mete di culto cristiano. Oggi, l’Arciconfraternita organizza le celebri Processioni rosse del Giovedì e Venerdì Santo.
La basilica presenta una pianta a croce latina e un soffitto a cassettoni decorato con dipinti settecenteschi, tra cui spicca la rappresentazione della Santissima Trinità, attribuita al pittore napoletano Paolo de Matteis. E’ possibile ammirare nella navata centrale un coro ligneo e una maestosa tela raffigurante la Santissima Trinità realizzata dall’artista Giuseppe Mancinelli. Inoltre, nella navata di sinistra campeggiano opere del veneziano Leandro Bassano e una tela seicentesca della bolognese Lavinia Fontana. E ancora la navata destra ospita una raffinata cappella dedicata alla Beata Vergine del Rosario, in cui si conserva una tavola con predella che raffigura la Madonna del Rosario incoronata da due angeli e santi, attribuita a Giovan Bernardo Azzolini. Si narra che questa tavola provenga dalla medievale Abbazia di San Pietro, situata nella zona collinare omonima.
La Basilica della Santissima Trinità, dunque, non viene considerata dalla comunità locale solo un luogo di culto, ma un vero e proprio scrigno custode di storia e tradizione.
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A cura di Maria Pia Nocerino