L’ipogeo della grande Casa di N. Popidius Priscus

Pompei continua a stupire con la sua capacità di rivelare preziosi frammenti del passato. Questa volta, i riflettori si accendono sull’ipogeo della grande Casa di N. Popidius Priscus, un ambiente sotterraneo dal fascino unico che sarà finalmente accessibile al pubblico nell’ambito del progetto “Casa del Giorno”. Questo piccolo spazio, nascosto agli occhi per secoli, offre una straordinaria finestra sulla vita quotidiana e sulla religiosità domestica dei Romani. Una scaletta interna conduce in questo ambiente suggestivo, che custodisce due nicchie lararie (edicole sacre) decorate con straordinaria vivacità, e un antico pozzo, probabilmente utilizzato per scopi pratici o rituali dagli antichi abitanti della domus. Nonostante siano parzialmente nascoste alla vista, le decorazioni delle nicchie colpiscono per la loro ricchezza cromatica e per i dettagli accurati. La nicchia maggiore raffigura il Genio, figura simbolica legata alla protezione e alla prosperità della casa. Il Genio, con il capo velato e incoronato d’alloro, è intento a compiere un’offerta sacra su un altare, versando un liquido rituale con una patera nella mano destra, mentre la sinistra stringe una cornucopia, simbolo di abbondanza. La scena è ulteriormente arricchita dalla presenza di tre grandi ghirlande sospese, che incorniciano la figura in modo elegante e armonioso. La nicchia più piccola, altrettanto affascinante, presenta due Lari, divinità protettrici della casa, disposti simmetricamente ai lati di un altare sovrastato da un’aquila ad ali spiegate, emblema di forza e spiritualità. I Lari, ciascuno con una situla (vaso rituale), sembrano raccogliere il vino che sgorga da un corno potorio posizionato sopra l’altare. La scena è chiusa da una ghirlanda fiorita, che aggiunge un tocco di grazia e raffinatezza all’insieme. Le pareti del piccolo ipogeo non sono meno straordinarie, decorate con motivi naturalistici che creano un’atmosfera idilliaca e simbolica. Su uno sfondo bianco risaltano figure di serpenti agatodemoni, considerati portatori di fortuna, insieme a uccelli di varie specie, tra cui un pavone, un cigno in volo e una colomba. Questi elementi si intrecciano con ghirlande fiorite, rose, fiori di loto e cespugli erbosi, componendo un quadro che richiama la natura e la sacralità.Questo ambiente sotterraneo, così ricco di significati artistici e religiosi, era originariamente parte di una modesta dimora costruita in epoca preesistente rispetto alla grande casa di N. Popidius Priscus, che lo inglobò successivamente. La dimora si trova lungo il vicolo del Panettiere, al civico 20 dell’insula 2 della Regio VII, e gli scavi archeologici più recenti hanno permesso di ricostruirne la storia edilizia. Tra il 130 e il 120 a.C., l’abitazione si estendeva su una vasta area, superando una marcata differenza di quota di circa tre metri tra il fronte settentrionale e quello meridionale. Per ovviare a questa irregolarità e consentire l’espansione verso sud, furono realizzati spessi contrafforti in opera incerta, riempiti con terra e detriti. Tali lavori, probabilmente molto costosi, furono finanziati da un ramo della famiglia dei Popidii, come indicano il ritrovamento di un’iscrizione in lingua osca e un sigillo bronzeo che riportano i nomi di membri della gens. La possibilità di visitare l’ipogeo rappresenta un’occasione rara per immergersi nella quotidianità e nei riti dell’antica Pompei. L’apertura al pubblico avverrà ogni giovedì, con un orario compreso tra le 9:15 e le 16:20. L’ultimo ingresso è previsto alle 16:00, e per preservare l’ambiente sarà consentito l’accesso a un massimo di tre persone per volta. Ogni visitatore sarà dotato di una torcia per esplorare il suggestivo spazio sotterraneo e ammirare i dettagli artistici e architettonici che lo caratterizzano. Questa esperienza esclusiva, unita all’intimità del luogo, promette di trasportare i visitatori indietro nel tempo, offrendo un assaggio autentico della vita e della spiritualità dell’antica Pompei.

A cura di Isacco Di Maio

Condividi articolo