Tra Bandiere Blu e mare negato: la doppia faccia della Campania

Anche quest’anno la Campania è stata premiata con l’assegnazione delle Bandiere Blu in 20 località piazzandosi al terzo posto tra le Regioni italiane, dopo Liguria e Puglia, secondo la prestigiosa classifica sulle località costiere europee che soddisfano alti criteri di qualità delle acque e del servizio. Tuttavia, al di là dei primati e dei paesaggi invidiabili, non è tutt’oro quello che luccica lungo il litorale campano. Tra mare negato ed acque inquinate persistono situazioni tutt’altro che invidiabili. È la doppia faccia della Campania che tra le tante bellezze è costretta a fare i conti con altrettante bruttezze fatte di degrado, scarichi abusivi e ancora troppi divieti di balneazione. Nell’indagine che segue cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Stando all’ultimo monitoraggio dell’Arpac, reso noto la scorsa primavera, le acque balneabili in Campania sono il 97% del totale della costa monitorata dall’agenzia regionale. Con un aumento del più 2% delle acque definite incontaminate che passano dall’88% del 2023 al 90% nel 2024. Ad ogni modo le acque risultate di qualità sufficiente, buona e eccellente restano soggette ad eventuali divieti temporanei in caso di situazioni di non conformità registrate nell’ambito dei controlli stagionali. La balneazione è invece vietata nel 3% della costa monitorata, quella classificata di qualità scarsa.
Complessivamente sono 328 le acque balneabili in Campania: 41 in provincia di Caserta, 148 in provincia di Napoli e 139 in quella di Salerno. Sul fronte inquinamento, l’Arpac sottolinea un andamento decisamente migliorativo nei controlli mensili di maggio rispetto ai dati pre-stagionali di aprile 2024 dove i prelievi risultati non conformi ai parametri di balneabilità, rappresentano poco meno del 3%.

I risultati eccedenti i limiti normativi si riscontrano nella sola provincia di Napoli, da est ad ovest del capoluogo. Degno di nota il caso di Pietrarsa che torna balneabile dopo oltre 30 anni, grazie alle opere di risanamento messe in atto dall’amministrazione comunale per la zona orientale di Napoli.
Tra le criticità spicca il comune di Giugliano in Campania, nel tratto “Pineta di Licola Nord”, dove si è riscontrata la presenza di strisce dense di schiuma marrone riconducibili alle attività del depuratore di Cuma e delle aree industriali nelle relative adiacenze. Nell’ambito delle indagini dirette dalla Procura di Napoli Nord, sul rispetto della normativa ambientale, in una ditta della zona, specializzata nei procedimenti chimici di zincatura e di finiture metalliche, il controllo ha portato persino al sequestro preventivo di un’area industriale a cui è seguita una denuncia di inquinamento ambientale per il titolare dello stabilimento incriminato.

Un altro caso emblematico legato al divieto di balneazione è la spiaggia di Sant’Agnello, situata nel cuore della Costiera tra Sorrento e Piano di Sorrento, che a sorpresa non ha superato gli ultimi test di qualità eseguiti dagli esperti dell’Agenzia Regionale che ha vietato la balneazione sulla spiaggia di Sant’Agnello. Uno sforamento dei limiti per l’inquinamento è stato riscontrato inoltre nel punto di studio della spiaggia del Purgatorio a Meta di Sorrento, Capaccio (Villaggio Merola) ed Eboli (nord foce Sele). Male anche per le isole, fuori dall’assegnazione delle Bandiera Blu 2024, ad eccezione di Anacapri ed il porto turistico di Marina di Capri che si distingue per la tutela e la salvaguardia ambientale e marittima.

I volontari Servizio Civile Anci Campania

Condividi articolo